Era costui arguto e ardito, gran cercatore di tesori e scaltro contabile di monetine da 10 centesimi che teneva scrupolosamente riposte in un vecchio forziere di legno, eredità di suo padre bambino.
Le sue giornate erano semplici, come ogni cosa più bella.
Egli armava incursioni a perigliose rocche di banane affogate in un mare di yogurth, tuffava indegni granchi e polpi di plastica dall'alto della tazza di un water, faceva prigionieri mutandine e un vasino rosso ciliegia.
Amava, ebbro di succo, cantare Berta che filava insieme a certi Fratelli d'Italia.
Dormiva il sonno di un cuscino di piuma e l'abbraccio di un orso blu.
Conosceva un amore assoluto, unico, inattaccabile.
Un amore indubbio come l'ossigeno: indiscutibile, certissimo. Persino più certo dell'orso blu.
Poi venne il giorno in cui il giovane pirata conobbe una minuscola corsara.
E tutto fu come sempre, e nulla come prima.
Lui la chiamava, lui la cercava. Lei era il suo primo pensiero nel latte del mattino.
Lui le portava in dono, adagiandolo sul fondo del minuscolo vascello di lei, i tesori più preziosi: alcuni sassolini bianchi bianchissimi colti dal sentiero impolverato di sabbia, un nocciolo di pesca, l'orso blu (solo prestito), alcuni fogli delle offerte coop mese di giugno (scadute).
Lui le sbrodolava sulle gambe semini di pomodoro, nel contemplarla così, persa nel suo dormiveglia offuscato di gattino cieco.
E aveva questa sensazione strana dentro, che arrovella un po' le budella.
Che è voglia di fare, impazienza d'aspettare. Che è smania curiosa e ansia di cooperare. Che è uno schiaffo al cuore vederla lì attaccata, succhiare. Che è il primo amore, il primissimo dolore.
E io che lo conosco, questo terribile corsaro, io che ne ho visto le gesta e ricomposto la bandana, vorrei dirgli che è giusto così, che sta nell'ordine delle cose.
Che conoscere una donna e capire -tutt'un tratto- la parte che giocherà nel tuo peregrinare tra gli oceani non è semplice, e spesso spaventa anche i corsari più grandi.
Vorrei dirgli che quel tormento che lo morde dentro, che lo fa emozionare, spaventare nella notte, allontanarsi dalla stanza da letto nella penombra che sa di latte, quella gioia nel salutarla ogni giorno, quel piacere nel baciarla piano, volerla tua, ecco: quello lì si chiama amore.
Non più l'amore semplice, assoluto, scontato, un po' egocentrico, di un bambino.
Ma l'amore intenso, travolgente, pauroso, rischioso degli uomini.
Oggi il piccolo pirata ha chiesto come mai la piccola corsara non avesse un tesoro tutto suo.
"Non so, Magù. Credo di non averci mai pensato, a prepararlo anche a lei."
"Nina no ha tesoo?"
"No, amore. Per ora no."
Lui si è allontanato, è andato in camera, ha preso una piccola scatoletta di legno, eredità di sua madre bambina. Ha aperto il suo forziere, ha estratto la bellezza di 2 monete da 2 euro. Le ha messe nella scatolina. Ha detto "Quetto tesoo Nina". Ha richiuso.
Perchè cosa te ne fai di un tesoro se non hai nessuno con cui dividerlo?
Perchè chi ha deciso che le monete grandi di due colori valgono più di quelle piccole, rosse, con sopra inciso il cattello del Pinzipe Zovanni ("Magù, amore, è il castello di Federico, un giorno ti porteremo a vederlo." "No, Pinzipe Zovanni ha il cattello." "Ok, il Principe Giovanni, va bene."), in definitiva bellissime e indubbiamente preziosissime.
Inutile dire che la sottoscritta, in preda allo sbalzo ormonale depressivo post partum, ha vergognosamente pianto come una fontana.