25 settembre 2013

Mentitemi, piuttosto.

Sono certa che sarà capitato anche a voi di dimenticarvi di vostro figlio alla fermata del pulmino.
Vi sarà certamente successo di essere completamente, candidamente ignare dell'esistenza di qualunque altra cosa nell'universo salvo la vostra casella mail, la chat coi colleghi e il tizio della banca al telefono.

Naturalmente capite bene la sensazione d'irritazione che in quel frangente può suscitare il ripetuto suonare di un clacson di fronte al vostro ingresso, e immagino che anche voi l'avrete comprensibilmente liquidato con un infastidito 'fanculo le melanzane, presumendo si trattasse del furgoncino dell'ortolano e non dell'autista imbestialito del sopraddetto pullmino - ora incastrato in mezzo alla via, il vecchietto volontario che fa assistenza ai bimbi con la mano destra schiacciata sul vostro campanello e quella sinistra in quella di vostro figlio: piccolo, attonito, ingrembiulato.

Io non ve lo dico come mi hanno guardata.
Non ve lo dico perché -ne sono certa- lo sapete meglio di me, immagino.
Ma soprattutto non vi descrivo il faccino dell'ingrembiulato, in quel grembiulino più grande di lui, il visino appuntito, gli occhi enormi, giganti.

Sono certa che mi capite.
E se non mi capite, mentitemi, piuttosto.

17 settembre 2013

Un vero artista (lasciatemi qui).

"Ssapone".
"Bravissimo. Ora Ssscudo."
"Ccudo."
"No Ccudo, Scudo."
"CCudo."
"SScudo."
"Kccudo."
"Ma come mai non ci riesci? scusa sei bravo a dire ssapone, perchè non sscudo?"
"E' pecchè sono un veo attitta, papà."

Lasciatemi qui.
Qui immersa nel buio, con gli occhi appoggiati a quel triangolo di luce dalla porta aperta del bagno.
Lasciatemi qui.
Non mi alzo neanche a spiegare a quell'altro perché non ci riesce, l'esistenza di fricative, sibilanti o meno, o quelle altre, le velari, come si chiamavano.
Non importa, chemmifrega, adesso.
Sono buffi. Li voglio così - tutti e due - neanche una virgola diversa.

Lasciatemi qui, sotto le galoppanti nuvole di Settembre, sotto i suoi cieli smaltati.
Così, a guardarmi i piedi e rigirare le mani mentre il mondo si sveglia all'inverno e prende a pulsare.
Lasciatemi qui, è tardi per iscriverlo in piscina, musica o che.
Staremo a casa, andremo nei boschi, ascolteremo le foglie cadere.
Checcifrega, a noi, adesso.

13 settembre 2013

Ribelle.

Susibita capelli corti, faccia da bimba.
Susibita  gazzelle nere, sveglia alle 6 a studiare l'aoristo.
Susibita ma che tipo è Susibita? raccontami un po'. Susibita è come la vedi. 
Susibita  che pulisce le stalle.
Susibita senza patente, in sella a un vecchio.
Susibita senza talenti.
Susibita brava ragazza.
Susibita lenta - troppo lenta - a costruirsi la corazza.

Susibita che una sera a settimana scendeva in cantina,  si sedeva su un cadreghino e  picchiava come un'indemoniata questa roba:

http://www.youtube.com/watch?v=CkFH0KMO0G0

Poi niente, andavano avanti circa 2 o 3 ore così,  col cane che non si scollava dalla grancassa manco a pagarlo.
Alla fine, quando mancavano 5 minuti al coprifuoco musicale, lei  si alzava, apriva la porta della cantina, si accertava che restasse ben spalancata, poi prendeva il microfono e cantava:

il vicino è mio nemico non lo posso sopportare,
in un modo o nell'altro io lo devo elmiminare
al vicino puzza il fiato e gli puzzano le ascelle, 
sono queste le due cose che mi rendono ribelle.






11 settembre 2013

Il latte, i biscotti, i criceti morti e tutto ciò che serve sapere.

Ho letto questa cosa ieri, seguendo un link di un link da non so quale profilo twitter.
Ovviamente non sono riuscita più a recuperare la blogger che l'ha postato ma ho ritrovato  il testo googlando.
Sono i giorni appropriati per pubblicarlo, magari tutti lo conoscete già ma io l'ho letto solo ieri.
Mi ha fatto sorridere.
Come tutte le cose belle, un po' tristi, e molto vere.

La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere,
cosa fare e in che modo comportarmi l'ho imparata all'asilo.
La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori,
bensì nei castelli di sabbia del giardino dellinfanzia.
Queste sono le cose che ho appreso:

Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.
Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa,
pensare un po' e disegnare, dipingere, cantare,
ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano
e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono,
la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché,
ma tutti noi siamo così.
I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e
persino il seme nel suo recipiente:
tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato,
la più importante di tutte: guardare.

Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole Auree, l'amore, l'igiene alimentare, l'ecologia, la politica e il vivere assennatamente. 
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti,
l'intera umanità, prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere  ogni cosa dove l' hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondoè meglio tenersi per mano e rimanere uniti.

di Robert Fulghum

6 settembre 2013

Come i cani.





Quando avrò finito di fare come i cani, che dormono all'ombra di una macchina e poi inspiegabilmente si alzano, attraversano la piazza torrida e crollano di nuovo, ma all'ombra dell'aiuola.
Quando avrò finito, e l'ultimo ultimissimo momento a brancolare sotto il sole sarà andato anche quello.
Quando sarà alle spalle e subito dopo autunno e il giorno dopo la notte di Natale.
Forse allora, dico forse, avvertirò - remota, flebile- l'urgenza di chiamare il nido e avvisare che lunedì non ci siamo.