23 febbraio 2015

#ioleggoperchè

Io leggo.

Perchè non ho soldi per viaggiare.
Perchè vivere, a volte, non mi riesce bene.
Per esser maschio, cane o assassino. Per lanciare l'expelliarmus.
Per vantarmi con chi non l'ha letto.
Per il colore della carta vecchia e il profumo di quella nuova.
Per il possesso fisico del libro.
Per nutrire i miei dubbi.
Per pura estetica, o senso del ritmo.
Perchè è pericoloso, e bellissimo.
Per le figure.
Perchè la notte è buia e fa una paura fottuta.


Perchè i bambini, di là, fan casino.
Per educare, dal latino: condurre, guidare fuori, ma anche sollevare, erigere. Perdìo, INNALZARE.
Per la dura legge della jungla.
Perchè non so scrivere.
Perchè è una droga legale.
Per disimpararmi.
Perchè non ho sonno.


Per i quadrifogli secchi di mia nonna tra le pagine, anni dopo.
Perchè ti presto pure le mutande, se vuoi ma sui libri -mmh- faccio la gnorri.
Perchè su twitter seguite Sanremo.
Per le note a margine di uno sconosciuto, su un libro comprato al mercatino.
Per ricordare.
Per dimenticare.


Perchè sono curiosa come una scimmia.
Per sudare di paura nel letto.
Per ridere in mezzo al treno.
Per il sacro.
Per il profano.
Per quando devo continuamente interrompere, se è troppo ben scritto/figo/inaspettato/esaltante/commovente/indignante/arrapante/avadakedavra.


Per non volerci credere, che è finito.
Per ricominciare daccapo.


p.s. se ancora non la conoscete,  tutti i dettagli, le risorse, i come, i dove, i quando e ovviamente tutti gli altri perchè di questa bellissima iniziativa: #ioleggoperchè

17 febbraio 2015

La nipote del Gran Mogol.

Susibita ha in programma una breve tappa lavorativa nella Città Grande.

La doverosa premessa a quanto segue è che dal momento in cui Susibita ha messo i piedi, anzi prima ancora gli occhi, sulla Collina dei Conigli, ha saputo di non essersi sbagliata, di aver fatto cosa buona e giusta.
Non c'è stato un solo momento in cui abbia rimpianto la vita di prima.
Perché la Collina, dovete sapere, è proprio fatta per lei.
Negli anni Susibita si è sempre più mollemente adagiata nel degrado stilistico a cui il suo armadio tendeva -invero- anche prima.
Ha progressivamente abbandonato jeans stretch e maglioncini, per gettarsi - spensierata e temeraria - nel bolo di tute in acetato e felpe con cappuccio che è diventato il fondo del suo letto.
La cosa figa di lavorare da casa è che puoi avere una call skype alle 12.30 con un tizio nel Canterbury e sembrare una persona seria, una che ne sa - indossando il pigiama di flanella, le crocks e puzzando vagamente di stufa a legna.

Forse la cosa che le manca sono solo i colleghi, gente adulta con cui parlare, prendere un caffè.
Per carità, Google simpaticissimo, sta accucciato ai piedi che è una meraviglia. Non fosse che qualche volta è un po' petomane, ma magari quello è un problema che avete anche voialtri là fuori nelle Città Grandi, col vicino di scrivania. E a 'sto punto -perdonate- ma francamente meglio il mio cane.
Tuttavia anche questo fatto di  levarsi il pigiama ogni tanto e ricordarsi che si è degli esseri umani e non dei teletubbies, non è da sottovalutare.
Inoltre Susibita sa per certo che nella città grande esistono un sacco di ristoranti fichissimi, lo vede dalle vostre foto su Instagram.
Robe che mi parete tutte a Niuiorch, gente. Ma che posti frequentate?
Noi qui al massimo cinghiale in umido, se dico che sono vegetariana generalmente rispondono con sincera afflizione: "Mi spiace. E per quanto tempo, ancora?".
Come una malattia che è piombata addosso dall'alto e da cui prima o poi ti riprenderai, inconcepibile la scelta volontaria.

Insomma Susibita è felice e garrula come una poiana in primavera per questo piccolo diversivo nella quotidianità campestre.
Ha tirato fuori jeans e maglioncini e addirittura la piastra.
E' felice e garrula come una rondinella all'idea di andare in un ufficio dove pare ci sia gente, addirittura delle donne (Susibita lavora nel 99% dei casi con uomini. No scusate, peggio: con uomini, e ignegneri).
E' felice e garrula perché pregusta brevi ma felicissime reunion con amici cittadini.
E' felice e garrula perché per qualche ora non avrà bambini intorno a sé.
Lo so, fa brutto messa così, ma è la vera verità.
E' altrettanto vero che dopo 8 h senza di loro telefonerà a sua madre chiedendo "come stanno? che fanno? s'ammazzano? me li passi?" e che al suo rientro li stritolerà di baci, ancora galvanizzata dalle notti di sonno ininterrotto.

C'è solo un piccolo problema, niente di che: lui s'è portato via l'unico trolley di casa.
Dunque Susibita si presenterà in ufficio per conoscere tutta 'sta nuova gente in zaino Quechua.
Ciò la definirà immediatamente ed irrimediabilmente per quella che essa - invero - è: la nipote quindicenne del gran Mogol, direttamente dal Campus Estivo delle Giovani Marmotte.

11 febbraio 2015

Il Giorno Feriale.

Il problema del giorno feriale è che - per tutto il mondo- è un giorno in cui la gente lavora.
La gente, quel giorno feriale, si aspetta che tu lavori.
La gente non accetta alternativa.
Bambini ammalati? epidemia di scarlattina? le cavallette?
E' un giorno feriale: la gente ti scrive, ti chiama, ti faxa, ti chatta, ti lancia piccioni.
Il giorno feriale imbruttisce tutti, ma le madri lavoratrici single part-time in particolare.

h. 8:50: avvìo del computer.

h. 9:00:
"Mamma accendiamo tv?"
"Certo, click."

h.10.00
"Mamma, abbiamo fame."
"Toh." (lancio di merendina, oltre la schiena)

h. 10.30
"Caro cliente, mi rincresce aver dovuto posticipare la nostra call di ieri su skype ma tornavo allora dalla pediatra che mi annunciava una sospetta scarlattina, avevo fatto il giro di 2 farmacie e 15 tornanti, erano le 12.30, questi c'avevan fame, avevo appena messo su l'acqua ed era impensabile che di lì a 20 minuti io potessi collegarmi, ho avuto un piccolo imprevisto che mi ha trattenuta fuori ufficio..."

h. 11.40
Ma se mi faccio un'altra mano di rosso sui capelli poi devo schiarire pure le sopracciglia?

h. 12.00
"Mamma, abbiamo fame."
"Toh." (lancio di pezzo di hemmental oltre le spalle)

h. 12.50
"Mamma abbiamo guardato troppa televisione e adesso abbiamo mal di testa."
"Cosa? non pensateci proprio: voi ora rimanete lì. Su-su, poche storie, che devo ancora metter su l'acqua."

h. 13.15
ricordatidichiamarel'estetista, ricordatidichiamarel'estetista, ricordatidichiamarel'estetista, ricordatidichiamarel'estetista.

h. 14.30
"Mamma ci leggi una storia?"
"Non potete giocare?"
"Già fatto, ci stiamo annoiando."
"Ma come? domino? domino lo avete provato? dama? il puzzle? supercluedo? trivial pursuit con la marmotta?"
"Mamma ma che dizi?"
"E' l'ultima mail, giuro, poi arrivo."

Non importa quanti libri di Marcello Bernanrdi voi abbiate letto, non importa quanto tempo cosiddetto di qualità voi abbiate dedicato ai vostri figli.
Pirma o poi Il Giorno Feriale arriva, a ricordarvi che la verità è che siete dei mostri.
Orrendi, stanchissimi, pelosissimi mostri.

3 febbraio 2015

5.

Oi, tu.
Dico a te.
Cinque Anni, dico a te.
Te, che sei curioso come la lumachina quando caccia fuori le corna.
Te, con pensieri instabili, irrequieti e veloci come moscerini.
Tu cuore di ape, occhi di foglia.
Tu che non sei più piccolo, né grande ancora.
Che stai lì nel mezzo esatto, gambe indietro e mani avanti.
Lo so che non è semplice ma in un certo qual senso mi serve.
Perché tu possa spiegarmi ancora per un poco cos'è che si prova, ad essere bambini,  giocare con le noci di pesca.
Perché io impari a spiegarti -di qui in avanti- cos'è che si prova, ad esser grandi, e dover proteggere.

Francamente, mi si spezza il cuore.
Non fraintendermi, sono felice per te.
Non voglio fermarti mai.
Peraltro non potrei, anche volendo - perché viaggi spedito, questo è chiaro e pure irreversibile.
Sei un maschio affascinante. Mai visto un maschio così - io- prima d'ora.
Cresciuta in una casa di sole donne, non conosco altro che il femmìneo.
I maschi per me sono arrivati dopo, e avevano già tanta strada alle spalle da non poterli conoscere più.
Ma tu ad esempio -dimmi- cos'è questa mancanza di vergogna e di menzogna che c'hai? la conserverai sempre? tipo quando fai le puzze, -no?- e ci sono lì certe bimbe tue amiche, e tu serafico "Ccusate, sono 'ttato io." La perderai, voglio sperare, o ne conserverai un germe piccolo per te e per i tuoi simili, quando rutterete - maschi e felici- nei vostri covi di adolescenti?
E dimmi, dimmi. Quand'è che la imparerai questa sibilante? Dovrò mandarti da qualcuno o basteranno il tempo  e l'aria calda dell'estate e ci sarà una una mattina in cui ti sveglierai e parlerai così come pensi?
Non so se vorrò ascoltarti, quella mattina.
Scherzo: certo che ti ascolterò, ma ti pare? Ti applaudirò anche, ti farò un sacco di salamelecchi.
Bravo amore, bravo!
Poi mi volterò a bestemmiare per non aver potuto salutare il bambino che eri.

E poi dimmi, dimmi.
Quel tuo modo di ridere, buttando indietro la testa.
Tuo padre ce l'ha ancora, così nutro la speranza che anche tu lo conservi.
Il capitolo orecchie.
Al momento m' irrita moltissimo quando me le pastrugni, fanno cinque anni esatti che non le molli. Prima o poi cederai o pensi di spippolarmi il lobo fino ai 17?
E dimmi dimmi.
I libri, ad esempio. Li leggeremo sempre insieme, suppongo. Perché mi dispiacerebbe tanto, sai, non farlo. Però c'è qualcosa d' intimissimo, quasi sacro, nel leggere da soli, e tu non puoi -non devi- perdertelo.

Quanto al bambino che oggi ti ha picchiato, dovremmo parlarne.
Io sarei per la soluzione dolce: lo appendo per la pelle delle balle e gli faccio il culo a strisce.
Tu saresti per quella fantasiosa: tu che lo minacci millantando di essere un grande "fottissimo, cavaliere", e lui che persiste imperterrito a gonfiarti.
Ma la fantasia con quelli lì non attacca, attaccano i denti invece: mostraglieli, dice tuo padre.
Non ti sta suggerendo di morderlo, ti sta dicendo di ringhiare forte, semmai.
Io credo abbia ragione lui.

E poi quell'altra cosa, quella che mi dà un sacco di pensieri.
Mano a mano che il tempo passa, amerò sempre così o mi darai un po' di tregua?
Cioè ci sarà un momento in cui ti amerò -ok- però diciamo non mi si strapperanno le budella come ora?
E' questa una prerogativa delle madri italiane o succede a tutte?
E -nel caso contrario- esistono dei corsi per genitori che amano ma senza contorcersi gli organi interni che ne so, tipo in Russia?
Ora che le tue mani e soprattutto i tuoi piedi non sono più cicciottosi dovrei vedere già dei risultati tangibili, in tal senso, ma niente. La cosa mi preoccupa, devo essere sincera, perché ci speravo, prima dei fruncoli, la peluria e tutto il resto.

Fammi sapere che ne pensi, in generale dico.
E nel particolare, per quel tuo compagno piscialetto che s'è azzardato a metterti le mani addosso.

Tua, mamma.